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Pietro Pomponazzi (Per sostenere la propria posizione parte da una…
Pietro Pomponazzi
Per sostenere la propria posizione parte da una prospettiva ontologica e cosmologica per cui il cosmo è ordinato e la natura procede per gradi
I corpi celesti nel loro atto non contemplano la corporeità e contemplano invece l'universale nell'immediato
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Le bestie vivono di materia e ne necessitano per agire, inoltre colgono il particolare
L'anima sensitiva è anima è anima in quanto la sua attività si sviluppa attraverso un organo e necessita di un corpo per trovare attuazione
L'uomo non conosce in base ad un organo preciso ma grazie ad immagini sensibili, dalle quali può poi cominciare ad agire; coglie l'universale per mezzo del particolare
L'anima umana è un'attività che non si svolge in un organo ed è quindi immateriale, ma ha anche bisogno di un corpo come punto di partenza per l'attuazione ed è quindi materiale
A differenza della duplice natura teorizzata da Tommaso d'Aquino, Pomponazzi ritiene che l'anima sia la più nobile delle forme materiali, dotata di un unico modo di essere e di operare, sempre nell'ambito della corporeità
L'anima umana è forma di un corpo da essa individuato, entra con esso nell'ordine degli eventi per un processo naturale e con esso svanisce morendo a sua volta
L'anima non può uscire dal posto che le è assegnato essendo totalmente legata al corpo, non si può svincolare, seppure perfezionando la capacità conoscitiva può avvicinarsi alla comprensione senza immagini
E' immortale in quanto può conoscere con la ragione (intelletto) ciò che è universale, ma rimane mortale in quando inscindibile dalla dimensione corporea
Pomponazzi solleva così un problema etico, ossia su come può l'anima raggiungere il fine supremo della contemplazione pur essendo mortale
Egli supera la questione esaltando il carattere politico dell'uomo e la sua capacità di conseguire la felicità non attraverso la conoscenza perfetta bensì mediante la vita associata
Operare secondo il proprio ruolo significa operare non solo per compiere il proprio bene ma soprattutto nella cooperazione al bene collettivo
Solo il sapiente ed il virtuoso sono in grado di operare per il bene con disinteresse; così sono fondamentali le leggi civili e le leggi religiose per convincere al retto comportamento anche coloro che trascurano la propria parte intellettuale
Dio è il principio unitario trascendente e immateriale che come causa efficiente, finale e formale trasmette la vita a tutti gli ordini della realtà rispettando la gradualità
Il cielo è il tramite mediante il quale avviene l'opera di Dio ed è fondamentale per poter comprendere il ciclo di corruzione e generazione che regola la realtà naturale
Anche la volontà umana è sottoposta alle leggi della natura (essendo anima mortale) ed infatti sono i corpi celesti a determinare la volontà dell'uomo; l'oroscopo di ognuno è fondamentale nello sviluppo del suo volere
La libertà umana si configura come attività basata sulla ragione concepita come causa seconda rispetto alla causa principale
La causa superiore opere se e sole se la causa seconda si presta ad essere suo strumento: la volontà dell'uomo è libera in relazione a quella degli altri animali, ma non certo in assoluto
Ogni effetto è prodotto necessario e adeguato di una causa; il contingente può accadere, ma se sono presenti le sue cause, esso si realizza inevitabilmente. Essendo però le cause complesse e la conoscenza umana scarsa, non si possono conoscere tutti i rapporti esattamente, e si dà così il nome di miracolo a tale contingenza
Tra Quattrocento e Cinquecento continua però all'interno degli ambienti universitari la tradizione di lettura e commento dei testi aristotelici, in particolare a Padova, Bologna e Pavia
La scoperta di Platone e dei neoplatonici non muta negli ambienti accademici l'interesse verso la produzione di Aristotele sulla retorica, l'etica, la logica e la fisica
Allo stesso tempo però nuove traduzioni e l'analisi di testi antichi (quali quelli di Alessandro di Afrodisia, Simplicio e Temistio) permettono nuove interpretazioni dell'autore, non più veicolate solamente attraverso i commentari arabi
Pomponazzi pubblica nel 1516 il De immortalitate animae, sullo stesso tema della Theologia platonica di Ficino
Il testo comincia in pieno tono umanistico affermando che la natura dell'uomo è complessa, molteplice e non determinata, che occupa un posto intermedio tra mortali e immortali
Per via di questa natura intermedia 'uomo deve capire se l'anima è mortale o immortale, se è immortale solamente in alcune funzioni e mortale nelle altre, se vi è un'unica anima che è invece entrambe le nature: Pomponazzi afferma che l'anima è mortale o immortale solo per alcuni aspetti
L'anima svolge tre funzioni: razionale, sensitiva e vegetale. La prima è assecondata da pochi uomini, i quali sono simili agli dei; l'ultima domina la maggior parte degli uomini; la mediana è invece quello dell'uomo nel senso pieno del termine, che vive con moderazione e non propende per nessuna delle due parti
Nel 1520 pubblica il De fato poco dopo il De incantationibus, nei quali afferma che tutti gli eventi sono regolati da una legge che li trascende
Le leggi naturali sono necessarie e determinate dalla provvidenza universale e così anche le leggi civili e religiose (che trovano il loro fondamento nella stessa causalità divina)
All'università di Padova comincia soprattutto una nuova discussione a partire dalla psicologia aristotelica