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Giovanni Pico della Mirandola (La posizione di Pico sul progetto della pax…
Giovanni Pico della Mirandola
La posizione di Pico sul progetto della
pax philosophica
va ben oltre l'esclusiva opzione platonica che propone Ficino, in favore di più intensi e profondi livelli di mediazione culturale
Egli afferma chiaramente di essersi proposto di studiare con tutti i maestri e di conoscere tutte le scuole e le correnti di pensiero, senza tuttavia giurare su nessuna
Egli non considera affatto Platone come il vertice della sapienza ed introduce nel panorama culturale una serie di dottrine estranee quelle dell'elenco della
prisca theologia
, primo su tutti Aristotele
L'opera di Pico si configura non come un concordismo statico tra le correnti filosofiche ma come la ricerca di un'unità ulteriore da sempre presente ma che appare ancora ignota
Introduce tra le sue fonti i testi che rimandano alla sapienza ebraica come i commentari biblici, la letteratura midrasica, i trattati del Talmud e quella della quabbalah
Con la lettera a Ermolao Barbaro del 1485 (
De genere dicendi philosophorum
) rivendica la forza e il rigore della speculazione scolastica
La filosofia per Pico non si valuta in base al linguaggio ed allo stile e così i medievali hanno saputo ben distinguere tra verità e stile, sottratti al culto delle belle lettere
La celebrazione scolastica delle cose piuttosto che delle parole si adatta bene alla concezione filosofica di Pico, secondo il quale nessuna scuola è in grado di autofondarsi
Tutti i pensatori hanno espresso un aspetto - legittimo seppur parziale - della conoscenza, curvando di volta in volta in forme diverse per attitudine quelle che invece è di per sé una realtà unica
Chiunque faccia filosofia deve perciò proiettare ogni manifestazione particolare del sapere sullo sfondo di una storia con premesse antichissime; comprendere la dinamica della formazione progressiva delle varie scuole e affrontarne lo studio comparato per individuare oltre i contrasti apparenti dovuti agli artifici verbali il legame che esse celano
Nel 1486 pubblica novecento tesi sotto il nome di
Conclusiones philosophicae, cabalisticae et theologicae
alle quali decise di apporre come introduzione il canto di pace della
Oratio de hominis dignitate
Le tesi di Pico sono una sorta di distillato e compendio della storia del pensiero e dei suoi diversi linguaggi, disegnano una topografia del sapere non solo tradizionale scolastico ma anche ebraico, arabo ed ermetico.
Ancora agli studiosi rimangono oscuri molti collegamenti che Pico opera tra diversi gruppi di testi
Grande interesse suscita su Pico il sistema cabbalistico, il quale permette di andare oltre il senso letterale convertendo le lettere dell'alfabeto ebraico in numeri o simboli: per Pico l'ermeneutica cabbalistica è una chiave per comprendere il mondo.
Nel 1489 pubblica l
Heptaplus
dove compie un commento dei primi versi della Genesi e applica le operazione di permutazione cabbalistiche, definendo le profonde verità filosofiche e cosmologiche che Mosè espone in forma cifrata nella Genesi
In ogni parte dell'universo vi è una forte affinità tra le parole e le cose, ed è l'uomo con il simbolo che concentra nel sigillo verbale la connessione tra il macrocosmo e il microcosmo
Le autorità ecclesiastiche sospendono però la discussione delle tesi in quanto irritate dall'arroganza intellettuale di Pico e preoccupate del potenziale eversivo delle sue posizioni, che prevedevano di sottrarre la discussione sul divino dall'esclusiva competenza dei teologi
In seguito all'anatema papale per via delle novecento tesi, Pico pubblica nel 1492 il
De ente et uno
in cui mostra l'accordo tra Platone ed Aristotele nell'interpretazione del dialogo come esercizio dialettico avente come scopo quello di mostrare la complessa trama delle relazioni tra unità e molteplicità
Si pone in contrasto con l'esegesi teologizzante del platonico
Parmenide
proposta invece dai neoplatonici e da Ficino
Punta l'attenzione sulla differenza tra ciò che è perchè partecipa dell'essere e quanto è invece al di là dell'essere
Il sapere si configura per Pico come un costante esercizio di ragione ed interpretazione, favorito da una comunità di dotti fiduciosi in una dignità e riconciliazione degli individui
Nell'ultima parte della sua vita Pico vivrà una forte evoluzione personale grazie all'intenso dialogo con Girolamo Savonarola
Si dedica quindi esclusivamente all'interpretazione dei testi biblici, la cui esegesi è indirizzata in un'opera apologetica contro le forme astrologico-magiche
Non perderà mai di vista comunque i valori della dignità umana espressi nella prima fase, seppur ora intrecciata indissolubilmente con la mortificazione dell'individualità in una vita austera e rigorosa di elemosina e preghiera; quest'ultima intesa in maniera totalmente spirituale e interiore, come unione alla tenebrosa profondità di Dio, scarna di ogni rituale o manifestazione esteriore