Giovanni Pascoli nasce a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855. Il padre, tenutario dell'importante famiglia Torlonia, ha una vita politica complessa e articolata prima di fede repubblicana, poi monarchica. Svolge diversi incarichi pubblici e diventa anche sindaco della città, prima di morire vittima di un omicidio, mai risolto, quando il poeta ha soltanto 12 anni. Pascoli ha spesso spinto i suoi critici a letture di tipo psicoanalitico, nelle quali viene attributo un grande peso al rapporto genitoriale. E' indubbio, infatti, che la figura del padre abbia avuto un ruolo decisivo nell'elaborazione del suo immaginario poetico e onirico. Per reagire al trauma della sua scomparsa, Pascoli costruì l'immagine del nido, dove i pulcini superstiti resistono alla perdita del capofamiglia. Altri lutti segnano la vita adolescenziale del poeta: la morte della madre e della sorella Margherita (1868), quella del fratello Luigi (1871) e del fratello Giacomo (1876). All'età di 17 anni Pascoli si avvicina al socialismo, tramite un movimento fondato da Andrea Costa, ma ne darà col tempo un'interpretazione sempre più riduttiva e deludente. Per aver elogiato pubblicamente l'anarchico Giovanni Passannante, il giovane poeta conosce un paio di mesi di carcere nel 1879. Si laurea con ottimi voti (1882), identificando nello studio il luogo dove trovare rifugio ai suoi stati di angoscia e tentare una strada indipendente. Comincia ad insegnare in diverse città d'Italia, fino ad ottenere nel 1905 la cattedra di Letteratura italiana all'Università di Bologna, appartenuta prima di lui a Giosuè Carducci. Muore il 6 aprile 1912 nella sua casa di Bologna, ucciso da un cancro al fegato.