Bonaparte e i suoi consiglieri in Italia decisero di sottrarre ai musei, alle gallerie d’arte, alle chiese italiane un gran numero di opere d’arte (quadri, statue, anfore, porcellane): le trasportarono in Francia, dicendosi persuasi che nessun popolo più di quello francese avrebbe saputo apprezzarle. Ancora oggi, a Parigi, le collezioni del museo del Louvre sfoggiano l’uno o l’altro tesoro di questo ingente bottino di guerra.
I patrioti speravano di ereditare il meglio della Rivoluzione francese (la costituzione, l’alienazione dei beni della Chiesa), ma di evitarne il peggio (la guerra civile, la «scristianizzazione»). In molte città della penisola l’avvento di una repubblica fu dunque salutato come una festa
i nobili e il clero riuscirono a convincere i contadini a mobilitarsi sia contro i giacobini italiani, sia contro gli occupanti francesi.