Il tono utilizzato dall’autore è quello di una persona ancora fortemente coinvolta nella vita pubblica e politica del suo tempo, che non perde occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, attaccando il responsabile del suo esilio politico. In tal senso, Seneca è qui abbastanza lontano dalle massime filosofiche sull’equilibrio del saggio stoico o sul proficuo ritiro nell’otium privato che troviamo, ad esempio, nel De tranquillitate animi, nel De brevitate vitae o nelle Lettere a Lucilio.