Ma perchè Monet definiva bozzetti quelli che oggi noi ammiriamo come opere di assoluta completezza estetica e formale?
Il fatto è che nel XX secolo siamo giunti a definire complete anche quelle opere d’arte che, in periodi precedenti, sarebbero state considerate ‘incomplete’. Monet era consapevole del valore dei suoi bozzetti, tuttavia, come la precedente generazione di artisti romantici, pur riconoscendo l’intensità e l’autenticità della sua ‘risposta’ alla natura, avvertiva l’esigenza di cercare un equilibrio fra gli effetti evocativi del bozzetto e le qualità più solide e cerebrali dell’opera terminata. Per questo la pittura impressionista suscitò scandalo, fino al momento in cui il linguaggio non ne fu assimilato. Si dipingevano soggetti della “banalità” quotidiana – anzichè quadri di storia o di religione oppure paesaggi magniloquenti -, si stava a livello di attimo fuggitivo e di cronaca, attraverso una pittura di evocazione, priva di forma disegnativa, che, a quell’epoca era fondamentale. Si cercavano più i valori di luce dell’istante che il significato della pittura. La svolta impressionista fu pure un aperto insulto all’accademia e pertanto all’istituzione, allo Stato, della quale era emanazione.