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l'Italia dal biennio rosso all'avvento del fascismo (Nascita del…
l'Italia dal biennio rosso all'avvento del fascismo
difficile eredità della Prima Guerra mondiale
diffuso malessere sociale
difficile reinserimento dei reduci
rivendicazioni operaie e contadine
ondata di scioperi
lotte sociali nel biennio rosso
mancata convergenza in un movimento unitario
attivismo senza precedenti
maggiore adesione ai sindacati
leghe rosse socialiste
leghe bianche cattoliche
nuova ondata nazionalista e il mito della vittoria mutilata
D'Annunzio e l'occupazione di Fiume 1919-20
smobilitazione da parte del governo Giolitti e Trattato di Rapallo con la Jugoslavia. All'Italia vengono riconosciute Gorizia, Trieste, tutta l'Istria e Zara. Fiume città libera
squadre paramilitari fasciste
violenze contro le organizzazioni operaie e socialiste
politica
nascita di nuovi soggetti politici
il partito popolare italiano PPI (Sturzo)
laico e non confessionale, ma dava voce aii cattolici italiani e raccoglieva il cattolicesimo militante
Fasci di combattimento di Mussolini 1919
nuovo sistema elettorale proporzionale
si affermano i socialisti e i popolari, che permettono ai liberali di mantenere redini del governo ma
crescente instabilità dei liberali, Governo Giolitti
Giolitti voleva creare un blocco nazionale in funzione antisocialista
inoltre pensava di riportare alla legalità i Fasci inserendoli nelle liste, ma è mossa sbagliata
i Fasci fanno ingresso in Parlamento con 35 deputati
divisione all'interno del movimento socialista italiano
scissione del Congresso di Livorno e nascita del partito comunista d'italia
Nascita del Partito nazionale Fascista 1921
La Milizia volontaria per la sicurezza nazionale, nuova forza armata alle dirette dipendenze di Mussolini
repressione delle opposizioni
istituzione del Gran Consiglio del Fascismo per tenere sotto controllo il partito
riforma elettorale
legge Acerbo
Re affida a Mussolini il compito di creare nuovo governo
governo di coalizione, diverse forze politiche
successo della lista nazionale nelle elezioni del 1924
marcia su Roma 1922
Vittorio Emanuele II non interviene per paura di dover sedare una rivolta dei fascisti e di essere sostituito dal cugino Amedeo d'Aosta , sostenitore di Mussolini, non firma lo stato di assedio e permette così la marcia
assassinio di Matteotti
crisi del PNF per indignazione opinione pubblica
secessione dell'Aventino
opposizioni, tranne partito comunista, abbandonano lavori Parlamentari. Mossa inutile poichè Re si sottrae a qualsiasi intervento
Mussolini fa atto di forza decisivo e nel discorso del 1925 delinea il passaggio verso la dittatura