Enea salpa con la sua flotta e giunge alla foce del Tevere. Sulla città di Laurento regna Latino, il cui padre, Fauno, aveva profetizzato che Lavinia, figlia di Latino ed Amata, già promessa a Turno, principe dei Rùtuli, sarebbe andata in sposa ad uno straniero. I Troiani banchettano sulla riva del fiume, cibandosi anche delle mense, le dure focacce di farro su cui poggiavano i cibi. Un’ingenua frase di Iulo permette di riconoscere l’avverarsi della profezia dell’arpia Celeno (III libro) e i Troiani gioiscono perché si rendono conto di essere giunti a destinazione.
Enea allora inizia a costruire la città, e invia ambasciatori alla reggia di Laurento. Il re Latino capisce che gli stranieri sono quelli profetizzati da Fauno, e manda dei cavalli in dono ospitale ad Enea, invitandolo ad un’alleanza e pensando di dargli in sposa la figlia.
Giunone invoca la Furia Aletto, in modo da suscitare la guerra tra Troiani e Latini. Aletto provoca la pazzia di Amata, che vorrebbe scacciare i Troiani, e l’odio nel cuore di Turno. Facendo poi uccidere da Ascanio il cervo di Silvia, provoca il primo scontro armato tra Troiani e pastori latini. Il progetto di Giunone fallisce perché Latino, ricordando la profezia, si rifiuta di combattere contro gli stranieri. Allora Giunone apre le porte del tempio di Giano, e la guerra ha inizio. Giungono gli alleati dei Latini, e nella rassegna dei guerrieri spiccano Turno, capo dei Rutuli, e la vergine Camilla, che conduce i Volsci.