L'espressione <romanzo cortese> rivela due caratteristiche fondamentale della narrativa medievale: il sostantivo <romanzo>, infatti, fa riferimento al genere letterario più diffuso in lingua romanzo, ossia - nel Medioevo - la narrativa cavalleresca: l'aggettivo <cortese> (che deriva dalla <corte> del signore feudale. I primi romanzi cortesi sono adattamenti e rielaborazioni di opere e di episodi dell'antichità, come quelle relative alle vicende avventurose di Alessandro Magno o alla guerra di Troia si tratta della cosiddetta <materia classica> Ma fin dall'inizio il romanzo cortese si ricollega alla nuova tradizione romanza, aggiungendo elementi nuovi che saranno, poi detti non a caso <romanzeschi>: avventure, vicende amorose, ambienti eleganti, incantesimi e magie; alla materia classica si affianca <la materia di Bretagna>, cioè le storie favolose di re Artù, di Merlino, della Ginevra e dei cavalieri della Tavola Rotonda, quali Lancillotto, Perceval, Galaad. Affine alla materia bretone è il <ciclo Tristaniano>, che narra la tormentata storia d'amore e morte di Tristano e Isotta. I romanzi cortesi non sono destinati al canto, bensì alla lettura privata. La destinazione individuale spiega alcuni tratti caratteristici che li differenziano, cambia anche il pubblico, che è rappresentato dall'ambiente aristocratico delle corti, tanto che gli autori sono per lo più chierici colti.